Il commento del direttore
Remo Vangelista
“I nostri migliori anni? Sono quelli dispari”. Giampaolo Ottazzi, general manager del Belmond Hotel Cipriani di Venezia, sottolinea il legame culturale che unisce l’hotel alla città lagunare: “Il fatturato migliore lo facciamo negli anni, come il 2017, in cui Venezia ospita la Biennale d’Arte; anche se il record di 33 milioni di euro di fatturato è stato registrato nel 2015, la scorsa stagione è stata comunque molto soddisfacente”.
Un complicato inizio di stagione
Non altrettanto lo è, per ora, quella del 2018: “Noi siamo a tutti gli effetti un resort estivo - spiega il direttore - aperto dalla fine di marzo all’inizio di novembre. Il fattore climatico è, dunque, essenziale per il buon andamento del nostro business e quest’anno l'acqua alta e la neve di marzo non ci hanno certo aiutati!”.
A influire negativamente sulle intenzioni di vacanza degli ospiti anche le notizie diffuse dalla stampa internazionale sul sovraffollamento cittadino e la questione dei tornelli d'ingresso: “Per fortuna il 30% del nostro fatturato è merito dei repeater, che conoscono il Cipriani come un’oasi di pace e tranquillità a cinque minuti di barca da San Marco”.
Ospiti molto esigenti
Se il mercato inglese e americano rappresenta il 75% della clientela totale dell’hotel, negli ultimi tempi si sta imponendo anche un altro bacino: quello indiano. “Si tratta - spiega il direttore - di una componente per noi molto interessante per la sua grande capacità di spesa. Rappresenta, però, anche una grande sfida, dal momento che è composto da viaggiatori molto esigenti, vegetariani e che richiedono un cibo personalizzato perché, dopo pochi giorni, hanno già nostalgia dei loro sapori”.
Nessun problema, per Ottazzi: “Con i nostri chef abbiamo fatto delle presentazioni a Mumbai e Delhi e siano tornati con un baule carico delle loro spezie, che puntualmente proponiamo rivisitando all’orientale piatti della nostra tradizione gastronomica”.
E se questo ancora non basta, come nel caso di un cliente particolarmente esigente (e particolarmente benestante), le cucine dell’hotel si aprono ai cuochi indiani, che si trattengono in albergo per tutto il tempo di permanenza degli ospiti. “E a volte si tratta di tempi lunghi: ci sono clienti che restano con noi anche tre o quattro settimane, senza mai annoiarsi: ogni giorno proponiamo loro escursioni diverse”.