Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Se c’è una cosa che questa pandemia ci sta insegnando è che stiamo vivendo un periodo di forte discontinuità, da cui dobbiamo ripartire per ricominciare a intercettare la clientela”.
Emilio Valdameri, head of hospitality and leisure Gabetti Agency, parte da questa considerazione per il suo assunto: il mondo del turismo sta per cambiare radicalmente e gli hotel, per sopravvivere, dovranno adattarsi.
“Stiamo già assistendo a una rivoluzione - ha spiegato dal palco di TTG Travel Experience presentando il report che Gabetti Hospitality & Leisure ha realizzato con il supporto del Centro Studi Federalberghi -, con un aumento della domanda in bassa stagione, nei giorni infrasettimanali e per gli short break".
Come cambia l'utenza
Ma anche il pubblico sta cambiando, con nuovi segmenti emergenti quali gli smart workers, le generazioni di nativi digitali, i cosiddetti ‘new old’ con buona disponibilità economica e i gruppi intergenerazionali.
Un mondo nuovo, dunque, in cui va totalmente rivisitato anche il concetto di ospitalità. Ma come sarà l’hotel del futuro? Sarà “uno spazio liquido e poliedrico, in grado di fornire servizi innovativi e di creare negli ospiti l’effetto wow, personalizzando le proposte a seconda delle esigenze dell’ospite prima ancora che inizi la vacanza”.
Prevenire le esigenze degli ospiti
La customizzazione dei servizi dovrà essere sempre più accurata, anche grazie alla tecnologia. “L’albergo - spiega Valdameri - dovrà saper prevenire le esigenze dei clienti lavorando su database sempre più articolati e dovrà essere in grado di interagire con l’ospite ancor prima che arrivi lavorando da remoto”.
Personalizzazione, dunque, ma anche flessibilità grazie a spazi modulabili e camere funzionali, ipertecnologiche e iperconnesse che potranno trasformarsi in ogni momento in luoghi di lavoro: “La distinzione tra leisure e business sarà sempre più labile - osserva Valdameri - e gli hotel dovranno attrezzarsi anche per lo smart working”.
Stefania Galvan