Il commento del direttore
Remo Vangelista
Affitti brevi e un mercato che si muove su prezzi dinamici anche per strutture di livello medio alto stanno creando una situazione di svantaggio per gli hotel di categoria più bassa, che non riescono a stare sul mercato e quindi non possono fare a meno di chiudere i battenti.
Una situazione non nuovissima, o, quanto meno, annunciata già qualche anno fa, che però oggi trova un’evidenza nei numeri che la rendono innegabile.
Arriva come conferma l’esempio di Firenze. Nel 2013, si legge sul Corriere.it, nel Comune di Firenze c’erano 50 hotel a una stella: oggi ne sono rimasti 30. Nel 2013 c’erano 67 hotel a due stelle e oggi ne sono rimasti 54. Il calo è stato progressivo e non è legato alla pandemia: nel 2018 gli hotel a una stella a Firenze erano 40; i due stelle erano 72. Dal 2018 ad oggi in termini assoluti hanno chiuso dieci hotel a una stella e 18 con due stelle; in termini percentuali è un calo del 25%.
Anche i tre stelle non stanno benissimo: a Firenze nel 2019 erano 147 nel 2019, nel 2022 ne sono rimasti 133.
“È una linea di tendenza che si registra da anni e che non riguarda solo Firenze, ma più in generale le città arte, dove le piccole strutture registrano una diminuzione importante - dice Alessandro Tortelli, direttore scientifico del Centro Studi Turistici -. Sono strutture che tradizionalmente si rivolgevano ad un mercato ben preciso, oggi interessato da due dinamiche rilevanti: la prima è la liberalizzazione dei prezzi, che fa sì che le strutture alberghiere possano determinare il prezzo delle stanze in funzione della domanda e non della categoria; la seconda è la diffusione di opzioni extra-alberghiere con prezzi più bassi degli hotel, a partire dagli appartamenti che non devono sottostare alle regole e quindi ai costi della gestione alberghiera. È una duplice concorrenza alla quale numerose piccole strutture non reggono ed è una tendenza nazionale”.