Il commento del direttore
Remo Vangelista
Il lavoro in agenzia di viaggi non attrae più i giovani. E così quello che prima era guardato come un impiego ambito, che ti permetteva di conoscere il mondo e persino sognare, oggi non è preso in considerazione da chi sceglie percorsi di studio legati al mondo del travel. È questa la realtà con cui fanno i conti ormai da diverse stagioni le agenzie di viaggi.
“Ancora oggi - rileva Cesare Foà, titolare della Fancy Tour di Napoli e presidente di Adv Unite - non si trova personale da inserire in agenzia. Come associazione abbiamo fatto richiesta a tutte le scuole campane di poter avere gli elenchi dei diplomati per attivare dei percorsi che possano avvicinarli a questo settore, ma il problema c’è ed è ormai cronico. E anche chi fa incoming - aggiunge - e sta beneficiando del momento d’oro che sta vivendo Napoli, si trova puntualmente a fare i conti con problematiche pesanti come la mancanza di autisti: facciamo i salti mortali per assicurare transfer ed escursioni”.
Il Covid ha cambiato le regole
Che la pandemia abbia segnato un prima e un dopo nel mercato del lavoro lo pensa Fabio Addonizio, alla guida dell’agenzia I Viaggi di Tarsia di Napoli: “É sparita tutta la fascia dai 25 ai 40 anni”. Il motivo? “Due anni di fermo hanno portato giustamente le persone a guardarsi intorno e a trovare occupazioni alternative, che alla fine garantiscono la stessa paga, ma orari più certi. Il nostro è un lavoro che ti mette sempre di fronte a responsabilità e procedure così complicate che tanta gente pensa che non ne valga più la pena. Poi c’è anche il problema dei tanti contratti non in regola, delle agenzie aperte ma senza direttore tecnico: ci sono questioni che andrebbero affrontate con lucidità per ridare dignità a questo settore”.
Verso vie alternative
Ma c’è anche chi come Leandro Santini, titolare della Santini Viaggi di Fabriano, non ha esitato a guardare al di fuori del travel per irrobustire la propria squadra: “Quando lo scorso anno abbiamo avuto la necessità di cercare risorse, noi le abbiamo trovate al di fuori e probabilmente - dice - è stato un bene perché abbiamo preso persone mentalmente libere, a cui abbiamo potuto insegnare come oggi si lavora in agenzia e cioè utilizzando tanto i portali e facendo tanta organizzazione, senza ricorrere necessariamente ai tour operator”.
Ha trovato la quadra anche Antonio Recchi, alla guida della Criluma Viaggi di Ancona: “Quando la domanda è tornata di colpo a correre, non è stato facile trovare l’equilibrio. Noi abbiamo fatto fronte ai problemi di personale integrando nel team figure provenienti da altri tour operator e realtà del settore, ma anche ragazzi dalle scuole di formazione, entrati come stagisti e poi inseriti in un percorso di inserimento ben definito. Però è chiaro che la vendita in agenzia oggi è completamente cambiata, c’è bisogno di aggiornamento continuo e di utilizzare canali di vendita non tradizionali come i social e YouTube”.
Percorso analogo quello seguito da Gianluca Manuzzi, titolare della Manuzzi Viaggi di Cesena: “Quando ne abbiamo avuto bisogno, abbiamo attinto da altre realtà del settore che erano state messe in stand by. Però è vero che i giovani non pensano più al mondo della distribuzione e che se oggi mi trovassi nella necessità di inserire nuove figure in agenzia, avrei grosse difficoltà. La verità è che chi si laurea in economia del turismo o in corsi propedeutici a questo lavoro non ci giudica più tanto attrattivi, tutti si stanno spostando verso il mondo dell’hospitality”.