Il travel italiano in bilico:caccia ai nuovi turisti

Ormai sembra una certezza: l'ex locomotiva europea, la Germania, sta andando verso la recessione. Una notizia che di sicuro colpisce soprattutto per l'eccezionalità: gli ultimi decenni ci avevano abituato a guardare a Berlino come un modello di solidità economica, tanto da diventare il metro di giudizio per il famoso 'spread', ovvero la misura di quanto i Paesi dell'Ue pagavano il denaro racimolato con i titoli di Stato.

Ma le previsioni sull'andamento della Germania hanno anche importanti conseguenze sull'Italia. E in particolare sul turismo. Le stime sembrano infatti suggerire che almeno nel futuro prossimo le destinazioni della Penisola dovranno fare i conti con una clientela tedesca più 'povera'. O, per essere ancora più precisi, con un numero sempre inferiore di tedeschi che potranno permettersi le vacanze in Italia.

Se l'analisi si fermasse qui, lo scenario sarebbe di sicuro complesso ma non impossibile da affrontare. Il problema è che le previsioni al ribasso dei flussi dalla Germania vanno a innestarsi su uno scenario ben più complesso.

L'andamento dei flussi
Solo cinque anni fa, alla domanda 'Quali sono i principali bacini di riferimento per il turismo italiano?' le risposte degli addetti ai lavori avrebbero sicuramente compreso Paesi come Russia, Cina, Germania, Inghilterra, Stati Uniti.

Ripassando l'elenco con gli occhi di oggi, non si può fare a meno di notare che il bacino russo, per gli ovvi motivi geopolitici, è di fatto scomparso. La Cina ha ripreso a viaggiare, ma al momento le performance sono state inferiori al previsto: “Nel mondo, nel 2019 avevano viaggiato 170 milioni di cinesi - riportava a inizio settembre Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi -, 75 milioni per viaggi interni, 10 in Europa di cui 3 milioni in Italia per 5 milioni di giorni di pernottamento. Ora siamo a 6 milioni di cui, presumibilmente, stando ai dati Enit, 2 milioni in Italia”. I dati di Global Blue evidenziano il 40% di tasso di recovery sulla spesa tax free rispetto al 2019.

Sul fronte inglese, per i viaggiatori Uk le cose si sono complicate dopo Brexit, rendendo meno agevoli i viaggi in Italia. E ora la recessione in Germania mette un punto interrogativo anche su questo mercato di riferimento.

Le prime avvisaglie ci sono già state, come ha raccontato questa testata in un ampio servizio in cui, tra gli altri, il presidente di Federalberghi Veneto Massimiliano Schiavon dichiarava: “Nonostante la vicinanza, tutte le località della nostra Regione stanno facendo i conti con la flessione dei turisti tedeschi e di una riduzione del suo raggio d’azione".

Resta solo il bacino statunitense, che ha dimostrato di essere una certezza per l'Italia. Ma tanti, troppi altri mercati fondamentali per la Penisola stanno mostrando segni di debolezza, quando non sono addirittura assenti (come la Russia).

Per l'incoming sembra essere giunto il momento di guardare a nuovi orizzonti: una prospettiva che sembra chiara tanto all'Enit quanto al Ministero del Turismo.

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