Il commento del direttore
Remo Vangelista
La notizia è di quelle che hanno fatto discutere e lo faranno anche nei prossimi giorni: a Roma l’accensione del riscaldamento è stata rinviata al 21 novembre. Una questione spinosa per gli albergatori, i cui clienti internazionali - soprattutto gli americani – pretendono già adesso di avere 25 gradi in camera, ma un problema serio anche per i centri benessere e le spa, la cui caratteristica è proprio di avere una temperatura alta per non infreddolire i clienti.
Il presidente di Federalberghi Roma Giuseppe Roscioli si augura che il governo prenda decisioni diverse, soprattutto nel caso in cui arrivasse il freddo. “Il problema - sottolinea - è che i clienti pagano per una stanza confortevole: se fa freddo devono stare al caldo. Quindi è difficile per noi non accendere i termosifoni. Del resto se qualcuno si lamenta che dico: ‘Non possiamo riscaldare fino al 21 novembre?’”.
Sulle colonne del Corriere della Sera protesta anche Massimo Bettoja, dell’omonimo gruppo alberghiero: “A settembre - racconta - quando c’è stato un calo della temperatura abbiamo spento l’aria condizionata: sono arrivati duemila reclami. Tutto questo, con le tariffe che si pagano, provoca una marea di giudizi negativi sui portali: in pochi giorni rischiamo di mangiarci le fatiche che abbiamo fatto. Siamo favorevoli a sensibilizzare i clienti perché tengano basse le temperature che si regolano in camera, ma non dare il servizio penalizza tutto il settore turismo”.
“Pensiamo - aggiunge il presidente dell’Ente bilaterale Tommaso Tanzilli - a chi va in un 5 stelle lusso e paga una stanza diverse centinaia di euro: deve sentire freddo? Senza arrivare a questo, in qualunque albergo dove la regola è essere al servizio del cliente, in una giornata di tramontana non è possibile non accendere perché c’è l’ordinanza del sindaco”.