Il commento del direttore
Remo Vangelista
Le statistiche dicono che i candidati a un posto di lavoro hanno spesso solo 5 minuti per giocarsi le proprie carte durante il colloquio: a metà degli intervistatori, infatti, è sufficiente quel breve lasso di tempo per capire se chi hanno di fronte è adatto o meno a ricoprire la posizione in questione.
Nel tempo a disposizione (che siano 5 minuti o più) il candidato deve mostrare di essere competente per quel ruolo e di conoscere l’azienda, ma soprattutto, riporta Event Report, deve fare buona impressione ed evitare errori di comportamento che possano mandare tutto a monte. Per capire quali sono, agli occhi dei responsabili delle risorse umane, gli errori “più gravi” che un candidato possa commettere durante un colloquio, la società di selezione del personale CareerBuilder ha intervistato 2.500 manager aziendali, i quali hanno identificato 5 comportamenti particolarmente mal tollerati.
Il primo della lista è mentire su qualcosa: il 69 per cento dei responsabili delle risorse umane scarta subito un candidato colto in flagrante a dire una bugia. Il secondo è rispondere a una telefonata o a un messaggio durante il colloquio: negativo per il 68 per cento dei reclutatori. I candidati che hanno un atteggiamento arrogante sono bocciati subito nel 60 per cento dei casi, e quelli vestiti in modo inappropriato nel 50 per cento. Nemmeno le imprecazioni sono apprezzate: il 50 per cento dei responsabili aziendali respinge subito chi dice parolacce, indipendentemente da competenze ed esperienze pregresse.
Ci sono poi altri comportamenti – più “sottili” e inerenti al linguaggio del corpo – che possono squalificare un candidato agli occhi dell’intervistatore e ridurne le chance di avere il lavoro, anche a fronte di un curriculum impeccabile: evitare lo sguardo diretto, per esempio, oppure non sorridere mai, giocare con qualcosa mentre si sostiene il colloquio, tenere una cattiva postura, agitarsi troppo sulla sedia, incrociare le braccia sul petto, toccarsi viso e capelli. Anche avere una stretta di mano debole e gesticolare troppo non depongono a favore del candidato.
Il suggerimento di CareerBuilder è di allenarsi a controllare il proprio linguaggio del corpo e prepararsi al colloquio esercitandosi a rispondere alle 5 domande più comunemente poste dai reclutatori: raccontare qualcosa di sé, perché ci si candida per quella posizione, perché si è lasciato il precedente lavoro, quali sono i propri punti di forza e di debolezza, descrivere una situazione lavorativa difficile e come la si è affrontata. L’importante, conclude l’indagine, è essere positivi e non parlare mai male del precedente datore di lavoro, nemmeno se il rapporto professionale si è concluso disastrosamente.