Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Investire in cultura e turismo significa puntare su uno dei fattori più forti, e unici, che abbiamo in Italia”. Così Dario Franceschini, in un’intervista su Il Foglio, spiega la sua visione del rapporto fra turismo e cultura di nuovo uniti nel suo Mibact.
“Non c’è contrapposizione” dice il ministro, tanto più che “in un paese come l’Italia è logico che la sede più naturale per le competenze sul turismo sia il Ministero che si occupa di beni culturali, di paesaggio”. Tuttavia, Franceschini ammette che l’overtourism è un problema.
“Non ci sono solo le grandi navi a Venezia, su cui confermo quanto già dichiarato, che entro la fine di questo mio mandato non entreranno più nel bacino di San Marco” ma secondo il titolare della cultura italiana “il problema è più ampio” e va affrontato con criterio, perché “non si può impedire a chi viene in Europa una volta nella vita di vedere il Colosseo”. Però Franceschini per arginare le masse non vuole ricorrere ai ticket, ai quali si dice “contrario” mentre “al massimo si possono utilizzare dei contatori di accessi”.
La soluzione, allora, è “far crescere un altro tipo di turismo, più di qualità, moltiplicando gli attrattori turistici, che sono le città d’arte meno frequentate, i luoghi e i borghi fuori dai percorsi più sfruttati”. Quindi “ci serve un turismo più lento, di qualità. E abbiamo la possibilità di un’offerta infinita rispetto ad altri Paesi” dice il ministro, anche se “sotto Napoli il turismo non ci va. Nel Sud il rapporto tra bellezza, importanza dei siti e numeri è sproporzionato”.