Il commento del direttore
Remo Vangelista
Il 2020 sarà sicuramente un anno che tutti ricorderanno per sempre. Per alcuni sarà un anno unico, per altri l’anno peggiore della carriera lavorativa. Un anno che comunque segna lo spartiacque fra il ‘prima’ e il ‘dopo’. Ne sono convinti anche in casa Grant Thornton: “L’analisi dei dati riferiti al primo semestre del 2020 è sconcertante – commenta Gabriele Labombarda, partner di Grant Thornton e responsabile dell'area Bts e outsourcing -, con ingressi per turismo nell’area asiatica in calo del 72% rispetto al corrispondente periodo del 2019, che arrivano addirittura al meno 83% considerando la parte Nord-est. In Europa la flessione è pari al 76%, dato che scende al 72% prendendo in esame solo l’area mediterranea”.
Le proiezioni
Con questi numeri, e con una proiezione anche più inclemente sulla seconda parte dell’anno, non c’è da stare allegri e la previsione di ritorno ai valori del 2019 fra il 2023 e il 2025 potrebbe essere addirittura ottimistica.
Certo, la diffusione del vaccino imprimerà un’accelerata alla ripresa e comunque la pandemia ha lasciato insegnamenti e driver da non sottovalutare.
I driver del 2021
“Innanzitutto, attività che sembravano necessarie si sono dimostrate non indispensabili, basti pensare alle riunioni in presenza e al lavoro in ufficio. La ripresa ci sarà ma profondamente diverse saranno le dinamiche sulle quali si muoverà il turismo. Meno riunioni in presenza, meno voli, ricerca di esperienze diverse. Tutti dati che devono portare aziende e operatori turistici a riflettere fin da ora su come impostare un mix differente di offerta”.
Cosa cambia
Perché tutto è cambiato, dai servizi in hotel, che saranno sempre più improntati allo sviluppo tecnologico, alla scelta delle mete, che saranno di prossimità. La variabile prezzo non sarà fondamentale: “chi viaggerà non cercherà la vacanza più economica, ma l’esperienza di buon livello a contatto con la realtà locale”.
Investimenti alberghieri
Gli investimenti nel comparto alberghiero dovranno di conseguenza indirizzarsi verso tecnologia, sanificazione, redistribuzione degli spazi. E saranno necessari “per sopravvivere e reggere l’urto di una competizione internazionale sempre più agguerrita”.
Competizione che, nel caso dell’hotellerie, potrebbe portare non poche sorprese. “Il 95% dell’offerta alberghiera italiana è nelle mani di piccole imprese e solo il 5% è appannaggio di grandi catene. Da qui quella che appare più che una semplice possibilità, con i grossi gruppi stranieri interessati a entrare sul nostro mercato a caccia di nuove opportunità”.
Le mete più ambite
Per quanto riguarda le destinazioni straniere che ripartiranno per prime, Labombarda concorda sui grandi 'classici', come Maldive, Mauritius o Emirati. Tutte aree già pronte ad accogliere i viaggiatori italiani, anche se il turismo di prossimità la farà da padrone ancora per molto tempo.