Il commento del direttore
Remo Vangelista
“I governi stanno punendo l’aviazione attraverso le tasse, privando il settore del capitale necessario per reinvestire nella decarbonizzazione”, a dichiararlo è Michael Stanton-Geddes, direttore economico e della concorrenza di Aci Europe, intervenendo a Routes Europe 2025 a Siviglia.
Quanto emerso dal simposio europeo a cui hanno preso parte 120 compagnie aeree e 230 aeroporti, è infatti la fotografia di un settore che da un lato cresce a grandi ritmi, con gli aeroporti europei che hanno complessivamente superato i livelli di traffico passeggeri pre-pandemia, ma la ripresa resta disomogenea e la crescita futura potrebbe dipendere dalla volontà dei governi e da politiche di sostegno.
Nel 2024 gli scali europei hanno gestito 2,5 miliardi di passeggeri, segnando per la prima volta un traffico annuale superiore ai livelli del 2019. I viaggi a lungo raggio sono in aumento, con una crescente domanda di collegamenti al di fuori del continente. “Rispetto al 2019, la crescita intereuropea è di circa il 4%, mentre quella extraeuropea è aumentata di quasi il 18%”, ha affermato Stanton-Geddes, citando Africa e Asia-Pacifico come mercati di destinazione di spicco.
Sempre rispetto il pre covid, anche le tariffe aeree sono aumentate di oltre il 30%, “rimangono molto alte rispetto al passato - ha continuato-. Questo è sostenuto dalle compagnie aeree low cost e internazionali, che stanno sfruttando il loro potere di determinazione dei prezzi pur immettendo maggiore capacità sul mercato. Ma si stabilizzeranno. Non stiamo assistendo ad aumenti, e potremmo presto vedere le compagnie aeree rispondere con tariffe aeree più basse”.
L’altra metà della medaglia vuole però che solo la metà degli scali europei abbia effettivamente superato il volume pre-pandemico. Secondo Aci Europe ci sono paesi orientati al turismo come Spagna, Portogallo, Italia e Grecia, che hanno registrato una forte crescita. Ci sono poi destinazioni meno turistiche ma che hanno saputo lavorare bene come Albania e Polonia. Al contrario, diversi aeroporti nei paesi scandinavi e in Francia continuano ad essere in difficoltà, facendo ancora registrare fino al 40% al di sotto dei numeri pre-covid.
In molti casi, secondo Aci, le responsabilità sono politiche, visto che i Paesi che crescono meno sono quelli che applicano tassazioni molto alte sul settore aeronautico. Regimi fiscali che potrebbero anche compromettere il percorso del settore verso la decarbonizzazione, la vera sfida più grande per l’aviazione. “Abbiamo bisogno che i governi collaborino con il settore del trasporto aereo e non contro di esso, perché l’aviazione è un motore di crescita”.