Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Il turismo si conferma motore di sviluppo per creare ricchezza e nuova occupazione”. Queste le parole con cui Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, commenta le previsioni della confederazione sulle vacanze di questi giorni. Previsioni che indicano in 17 milioni il totale di italiani che si è messo e che si sta mettendo in viaggio, un milione in più rispetto alle stime di novembre. Un numero rilevante che, però, sceglierà vacanze più frammentate e prediligerà gli spostamenti al di fuori dei periodi canonici, con oltre sei italiani su dieci che rimarranno entro i confini nazionali.
Il 25% dichiara che si muoverà sia in Italia che all’estero, facendo quindi più viaggi. Il 12% partirà esclusivamente per destinazioni estere, soprattutto a Capodanno e all’Epifania, dato in forte crescita rispetto al passato. Tra chi non farà vacanze il 20% lega questa scelta a motivi economici, il 13% per mancanza di ferie disponibili. La spesa complessiva prevista, al netto di qualche incertezza ancora presente, è di oltre 8 miliardi di euro, con i valori più elevati riferiti al Capodanno, che vedrà una spesa media per persona di 390 euro e quasi 9 milioni di viaggiatori.
Le scelte di Capodanno
A Capodanno il 27% degli italiani interpellati sceglierà una grande città o una città d’arte, mentre il 23% opterà per la montagna. Oltre uno su quattro sceglierà un albergo e, tra coloro che scelgono di fare una vacanza con almeno 5 pernottamenti uno su quattro andrà all’estero, con Francia al 17%, Spagna al 13% e Grecia al 12% tra le mete preferite. Anche per il ponte dell’Epifania prevarranno i soggiorni brevi (il 52% di chi parte non prevede di fare più di 2 pernottamenti). Tra le mete un viaggiatore su quattro sceglierà grandi città o città d’arte e uno su cinque la montagna. In forte crescita la percentuale di chi sceglie una meta estera per vacanze di almeno 5 giorni: il 29%.
“Le previsioni - conclude Sangalli - sono incoraggianti anche per il 2025, resta però la preoccupazione per altri grandi settori, come l’automotive e l’abbigliamento, che potrebbero penalizzare la crescita economica”.