Voucher, tasse, liquidità:tutte le richieste di Astoi

“Prima ne usciamo, prima lo Stato può ricominciare a incassare”. L’avvocato Silvana Durante, consulente legale di Astoi, riassume così le ragioni degli interventi richiesti dall’associazione in merito alla conversione in legge del decreto ‘Cura Italia’.

Le linee si cui è necessario lavorare, precisa l’avvocato, sono sostanzialmente due: “Primo, stralcio dei contributi e sgravi fiscali, oltre al credito di imposta. Secondo, iniezione di liquidità per le imprese”.

Il secondo punto rappresenta un tema particolarmente caldo in questo momento. Un primo intervento è stata l’adozione dei voucher, entrati in funzione prima ancora che l’emergenza deflagrasse in Italia per impedire che il sistema del turismo organizzato collassasse sotto il peso dei rimborsi da riconoscere ai clienti. Ma ora serve un ulteriore passo avanti.

“Ora lo Stato deve mantenere in piedi l’economia - prosegue il legale -. Il tetto del debito pubblico dovrà essere rimodulato. Esattamente come fanno le aziende in casi simili, quando eventi imprevisti richiedono di rivedere l’esposizione finanziaria. L’interesse primario è quello di mantenere l’economia”.

Un settore da difendere
Impensabile dunque, in questa fase, ipotizzare una iniezione di liquidità in forma di prestito, dunque con restituzione. “Il problema in questo modo non verrebbe risolto. Non possiamo rischiare che un intero sistema imploda”.

Stesso discorso per il differimento delle scadenze fiscali e contributive. “Non è sufficiente rimandare il pagamento. Serve lo stralcio. In questo momento non ci sono incassi, difficile pensare che nell’immediato futuro ci siano i fondi per pagare anche gli arretrati”.  

Il meccanismo dei voucher
Un primo intervento sul fronte della liquidità è stato fatto proprio introducendo la possibilità per l’organizzatore di rimborsare tramite voucher. “Il sistema è stato introdotto in seguito al tavolo tecnico convocato dal Mibact già lo scorso 6 febbraio, con i primi stop ai voli e l’insorgere dei timori da parte dei viaggiatori - spiega Durante -. In quella sede abbiamo spiegato che il problema non era solo la disdetta, ma anche la liquidità, perché gli organizzatori dei viaggi si sarebbero trovati a rifondere somme che non avevano più in cassa. Il problema era reale già allora”.

Il voucher, dunque, “nasce come risposta dello Stato alla manifesta impossibilità degli operatori di restituire somme che non erano nelle loro casse”. Una motivazione che spiega anche perché la scelta di rifondere tramite voucher spetti all’organizzatore e non al cliente. “Il dettato normativo è chiaro - conclude l’avvocato - non è vincolato né condizionato a nulla”.

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