Il commento del direttore
Remo Vangelista
Corridoi aperti e pace fatta? Purtroppo no. A parte le recenti reazioni del mercato sul numero di destinazioni e soprattutto sui protocolli necessitari per le vacanze, la questione non si chiude qui. Perché gli altri mercati si sono mossi già da parecchio tempo (e con meno burocrazia): e, come si suol dire, chi prima arriva meglio alloggia. Nel vero senso della parola.
“Sulla questione alberghiera c’è un tema difficilissimo da spiegare alle istituzioni: molti mercati ci stanno portando via le sistemazioni migliori e le più belle”. A richiamare l’attenzione su questo tema è Pier Ezhaya, presidente Astoi, che sottolinea come al momento non si ponga tanto il problema della difficoltà a reperire camere, quanto quello della qualità dell’offerta rimasta.
Già perché l’Italia, ultimo mercato a muoversi sul fronte dei viaggi, sostanzialmente si trova costretta ad ‘arrangiarsi’ con quello che resta. E questo anche perché le destinazioni si sono guardate altrove.
La reattività del mercato
“Zanzibar è molto amata dagli italiani - prosegue Ezhaya -, ma dal momento che i nostri concittadini non potevano visitarla per turismo la destinazione ovviamente ha aperto ad altri mercati. E qui rischiamo di perdere posti”. Insomma, i tour operator avranno ancora un forza contrattuale “ma sicuramente non quella del 2019”.
Poi c’è ancora un problema di mentalità. “Alcuni pensano che, tolti i divieti, ci ritroveremo nel 2019. Non è così. La paura non si elimina rimuovendo gli stop. Lo abbiamo visto anche in estate: era possibile visitare destinazioni come Grecia e Spagna, ma alla fine ha vinto l’Italia”.