Il commento del direttore
Remo Vangelista
L’Italia, ormai, è quasi un caso isolato nel panorama dell’Unione europea. Ad affermarlo è un comunicato stampa diramato da Astoi, in cui l’associazione sottolinea come quasi tutti i Paesi dell’Unione abbiamo aperto ai viaggi verso mete extra Ue di interesse turistico. Un’opportunità che invece le regole italiane non offrono.
“Le modalità adottate dagli altri Paesi europei che, a differenza dell’Italia, non pongono divieti tout court - sottolinea l’associazione -, sono perfettamente in linea con la necessità di garantire gli spostamenti in sicurezza: l’adozione del Green Pass Europeo, le campagne di vaccinazione che hanno raggiunto gran parte della popolazione e l’ingresso in tutti i Paesi del mondo consentito esclusivamente con la presentazione di un test negativo hanno portato gli altri Paesi membri ad evolvere la propria posizione in base al mutato scenario”.
Il peso per il turismo organizzato
I viaggi lungo raggio rappresentano infatti la spina dorsale del business del turismo organizzato, sottolinea ancora Astoi. “Il fatturato generato dalle vendite su Italia/mete Ue - si legge nella nota - pesa solo per un 15% sul fatturato totale del comparto del turismo organizzato”. Ma le mete extra Schengen ormai sono chiuse da 17 mesi. Una situazione che mette a rischio molte imprese tra agenzie di viaggi e tour operator. Anche perché “dall’inizio della pandemia - prosegue Astoi - il comparto del turismo organizzato ha perso l’85% del fatturato”.
La richiesta di Astoi è dunque quella di “di eliminare il divieto di spostamento posto dall’art. 49 del Dpcm del 2 marzo 2021 verso i Paesi dell’elenco E (mete extra Schengen)”. E conclude: “Auspichiamo che il Governo italiano si allinei quanto prima a tutti gli altri principali Paesi europei, altrimenti assisteremo presto alla chiusura di migliaia di imprese, alla perdita di migliaia di posti di lavoro ed alla dispersione di importanti professionalità causate da un divieto che non ha più alcuna ragion d’essere”.