La parabola Uappala dall’animazione alla gestione di hotel

“Abbiamo fatto la gavetta, iniziando dall’animazione. Noi si nasce con le bermuda e con la polo”. Con un utilizzo dei verbi tipicamente toscano, il direttore affari generali di Uappala, Leonardo Piagneri (nella foto), tratteggia con poche parole la nascita di un gruppo turistico arrivato a 27 milioni di fatturato; questa, infatti, è la cifra con cui l’azienda conta di chiudere l’anno in corso. Il tutto per una squadra che “lavora in questo settore da 25 anni, ma da circa una decina si occupa della gestione di strutture. Da giovani, come si dice, ‘facevamo la stagione’ nei villaggi turistici. E infatti il nostroi primo impegno fu un’agenzia di animazione”. Poi, un passo dopo l’altro, l’apertura anche ad altre occasioni di business.

Hotel, tutte le novità
“Negli ultimi tempi abbiamo cambiato pelle - prosegue Piagneri -: fino a pochi anni fa il 90 per cento del fatturato arrivava dalla gestione dei villaggi, ora invece è al 50; l’altra metà è legata a Hotel collection”.

Con un portfolio che continua a crescere: “Ad oggi siamo a quota 17 strutture (per un totale di oltre 4mila posti letto tra Toscana, Sardegna, Sicilia, Piemonte, Marche e Veneto, ndr); ma stiamo per arrivare a 22”. Gli accordi sono già presi e i nuovi ingressi arriveranno nei prossimi mesi. Tra le new entry, da segnalare il Castello di Trisobbio, vicino ad Acqui Terme.

“Una struttura dedicata soprattutto alla banchettistica, come matrimoni e cerimonie - spiega Marco Palermi, direttore generale Hotels collection & club -; tra l’altro, si trova anche molto vicino ad Acqui Terme”. Ma gli impegni guardano anche alla Toscana, con un ampliamento delle proposte club. Intanto, nelle prossime settimane, Uappala vedrà anche l’ingresso di tre delle sue strutture all’interno di Accor.

Una scelta italiana
Con i nuovi investimenti, dunque, Uappala si presenterà all’appuntamento dell’estate 2017 con un carico di 22 strutture. Tutte rigorosamente in Italia. E, attualmente, non ci sarebbero piani precisi per lo sbarco all’estero.

”Vogliamo conslidarci su quello che sappiamo fare meglio - aggiunge Piagneri -. È già abbastanza fare il Made in Italy in Italia; per il momento non pensiamo ancora di farlo all’estero”.

Una scelta dettata, al momento, non solo dal fatto che gli investimenti all’estero “hanno difficoltà diverse rispetto a quelli in Italia”, ma anche dalla “situazione geopolitica internazionale”, prosegue il manager.

Già, perché ora il Mare Italia sembra comunque la vera carta vincente per il turismo. E più che altro si assiste al movimento opposto: società che hanno sempre operato al di fuori dei confini nazionali ora cercano di conquistare quote sulle mete italiane, mentre coloro che dispongono di un’offerta tricolore se la tengono ben stretta, dal momento che la Penisola si sta rivelando un vero e poprio porto sicuro per il turismo.

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana